Chi era Enrico Mattei
Nato in un paesino molto povero delle Marche, si trasferisce a Milano a 24 anni ed inizia la sua carriera imprenditoriale facendo il rappresentante di commercio. Nel ’43 entra a far parte della Resistenza tra le forze cattoliche. Le imprese compiute in questa fase della sua vita mettono in risalto le sue doti di leadership e le sue capacità strategiche, tanto che nel ’45 il primo Governo del dopoguerra lo nomina Commissario Straordinario dell’AGIP con il compito di liquidare la società, così come previsto dagli accordi internazionali.
E’ in questo momento che Mattei inizia la costruzione di enorme progetto, partendo da un’intuizione innovativa, da un colpo di ingegno e dalla sua straordinaria capacità di “vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”. Intuì che la recente scoperta di un ricchissimo giacimento di metano nel Val Padana poteva essere il punto di inizio di una strepitosa corsa alla ricostruzione e oltre.
L’AGIP non fu liquidata. Comprese, infatti, che l’approvvigionamento energetico era il punto nodale per l’economia di un Paese e che per garantire sviluppo, benessere e crescita sociale era indispensabile affrancarsi dai dettami delle grandi lobby del petrolio, stabilire relazioni internazionali libere dai giochi delle “Sette Sorelle” rapportandosi in condizioni di parità con i Paesi produttori, raggiungere uno status di autonomia nella gestione del mercato energetico. Nel ’53 convinse il Parlamento, di cui era membro, a costituire l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) e ne diviene Presidente. Con un occhio rivolto alla ricerca sul territorio di nuove fonti, all’apertura di impianti di estrazione e di raffinazione, alla creazione di indotto (meccanica, chimica, tessile) diffusa dal nord al sud con grande e particolare attenzione per l’arretratezza economica e sociale del meridione, e l’altro verso i Paesi produttori, Medioriente, Russia, Nord Africa, l’Italia poté avvalersi di forniture energetiche tali da realizzare il cosiddetto “boom economico”. Dalla devastazione del dopoguerra, in circa 9 anni, il nostro Paese arrivò ad essere il sesto più industrializzato del mondo, con una crescita talmente tumultuosa da essere tutt’oggi ricordata come la migliore mai registrata nella storia.
Mattei non fu solo petrolio. Nella sua visione economica, pur essendo uomo di mercato e cultore della libera impresa, il successo di impresa non si ideentificava tanto nel profitto conseguito ma nella moltiplicazione della possibilità di lavoro e nella crescita dello status sociale delle persone localmente legate alla fabbrica o all’impianto. Scuole, case per operai, colonie estive, alberghi per la villeggiatura dei dipendenti erano parte essenziale dei suoi piani strategici. Nei rapporti internazionali si presentava da “pari”e trattava al di fuori delle logiche puramente liberiste offrendo tecnologia e saperi in cambio del prodotto. Ma il suo crescente prestigio, le strategie così disallineate, la sua capacità di modificare gli equilibri di forze erano destinate a suscitare grandi ostilità. Il 27 ottobre del 1962 l’aereo che lo riportava da Catania a Milano esplose in volo. Mattei rimase ucciso insieme al pilota e ad un giornalista americano.
L’incidente per anni fu attribuito alle cattive condizioni atmosferiche. Solo nel ’94 la Magistratura aprì una seria inchiesta ed appurò con sentenza del 2003 che si trattò di attentato per opera di mandanti sconosciuti.
Nell’immagine, il murale realizzato dal Gruppo Inclusione dell’Istituto.
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